Santuario de la Madonna delle Penne.

Foto del Santuario della Madonna delle Penne sul promontorio di Capo Mele a Laigueglia.

(Foto satellitare da Google earth)


5 agosto 2011: festa della Madonna delle Penne.

Lascia la tua "preghiera" al Santuario di N.S. delle Penne.

Chi avesse piacere di lasciare una preghiera alla Vergine Maria, Nostra Signora delle Penne, è pregato di compilare il modulo seguente. Un incaricato del Santuario provvederà a trascriverla nel libro ufficiale delle suppliche il quale è conservato presso il Santuario stesso, il quale sarà benedetto in occasione della prossima festa della Madonna delle Penne il 5 agosto 2014.

 

Grazie

Per favore, inserisci il codice:

Nota: I campi con l'asterisco sono richiesti

Questo Santuario mariano è posto sulla sommità di Capo Mele, il promontorio che più si spinge in mare dell'intera costa ligure e punto più vicino all'isola della Corsica, distante da qui 140 km.

La prima curiosità che ci assale è inevitabilmente collegata al nome, Madonna delle Penne.

Esso è sicuramente riconducibile alla scritta1che era posta alla base della statua della Madonna portata dagli emigranti catalani2(pescatori di corallo) presumibilmente nella seconda metà del '600 e purtroppo trafugata da mani sacrileghe negli anni '70 del secolo scorso.

Rara foto della Madonna originale catalana

 

Vi era infatti scritto: Mado de pene, che nella lingua catalana significa Madonna della Roccia o Rupe. Nel corso dei secoli il nome sarà storpiato nel dialetto locale in Madonna delle Penne. Già nel 1773 il celebre cartografo della Repubblica di Genova, M. Vinzoni nella cartografia della nostra baia l'indica con il nome di Santa Maria della Penna. Sull'etimologia del nome concordano tutti gli scrittori e storici locali che si sono alternati nel raccontare le vicende di Laigueglia, in primis lo apprendiamo dall'importante manoscritto di Don Sebastiano Badarò scritto nel 1875 e ribadito più tardi dallo storico A. Maglione.

Il documento storico più antico di cui abbiamo diretta testimonianza è nel Sacro e Vago Giardinello (elenco effettuato da un sacerdote su incarico del Vescovo di Albenga dove sono elencate tutte le chiese ed Oratori della Diocesi). Se ne deduce che fosse molto piccola, poco più che un edicola dedicata alla Madonna della Neve, dato che nell’elenco di tutte le chiese ed oratori della parrocchia di Laigueglia essa non compare, ma l’autore in un altro contesto del libro parlando della devozione alla Madonna della Neve, fa riferimento alla cappella presente su Capo Mele.

Essendo il censimento fatto nel Sacro Giardinello in un periodo tra il 1624 e il 1654 questo serve a datare la primitiva cappella della Madonna della Neve e ad escludere la presenza della Chiesa così come la conosciamo ora.

Interno della Chiesa, colori pastello abbinati al pavimento in ardesia e marmo.

E’ proprio in questo scorcio del secolo che a Laigueglia vengono abbattute e ricostruite più grandi e ricche buona parte delle sue chiese. Viene ampliata la parrocchiale di San Matteo, l’oratorio di S.M.Maddalena, l'oratorio della Concezione. Ritornando alla chiesa delle Penne, e lo dice chiaramente il già citato A. Maglione, i catalani innalzarono la modesta chiesa sulla preesistente cappella della Madonna della Neve e questo spiegherebbe anche il perché la festa si è mantenuta a tutt’oggi al 5 di agosto, festività della Madonna della Neve.

La chiesa attualmente si presenta come un'unica aula rettangolare a cui in un secondo tempo fu aggiunta una loggia di ricovero per i viandanti, che presentava tre ampie aperture ad arco.

Per motivi statici3sono state molto ridimensionate sino a due piccole porticine di cui una verso monte chiusa.

Qui sulla destra proprio sopra lo sperone di roccia che da il nome al Santuario trova posto dal 2011 un busto di Don Bosco in ricordo della messa celebrata dal santo della gioventù in questa chiesa nel 1881, dove l'anno seguente durante tutto il mese di agosto Don Bosco vi si ritirò in ritiro spirituale; al momento di ricevere le chiavi del santuario dai massari non lesinò un offerta allo stesso.

Busto di d. Bosco sopra lo sperone di roccia Particolare dell'affresco con la Madonna.

La facciata anteriore sovrastante la loggia presenta una finestra serliana e due nicchie. Queste sono solamente disegnate, perchè per i sopraddetti motivi statici furono chiuse. S'ignora se in passato contenessero statue di santi e quali fossero.

La facciata laterale, che in altre chiese sarebbe di minore importanza, qui invece è considerata la facciata principale. Infatti è quella direttamente sul mare e dove troviamo l'importante affresco della Madonna dai Grandi Occhi. Si tratta di un affresco coevo alla costruzione della chiesa raffigurante la Madonna delle Penne con il Bambino Gesù tenuto sulla destra in gloria sul golfo di Laigueglia.

Da un esame attento dell'affresco notiamo prima di tutto la cornice stessa tipica spagnola, così come l'iconografia della Madonna dove ai tradizionali abiti biancocelesti, qui troviamo abiti dai colori sgargianti, rossi, ricchi e sontuosi tipici sempre della tradizione spagnola. Ai suoi piedi appunto il villaggio di Laigueglia del 1600 dove si notano chiaramente da destra a sinistra l'oratorio della Concezione, il bastione del Cavallo (l'unico ancora esistente), la chiesa di san Matteo (raffigurata già con i due campanili in stile barocco, aggiunti da un secondo pittore almeno 150 anni dopo l'affresco originale al momento dell'elevazione nella seconda metà del '700 dei due campanili in sostituzione di quello romanico), il bastione centrale, e il bastione del giunchetto ai piedi di Capo Mele.

Santuario delle Penne visto dal mare, alla sinistra il faro di Capo Mele.

In particolare da notare appunto i grandi occhi della Madonna e del Bambino Gesù lievemente sproporzionati su di un viso già più grande, ma proprio per renderli più facilmente visibili ai pescatori in mare. La chiesa delle Penne e quindi il suo affresco erano l'ultima immagini che i laiguegliesi, pescatori di corallo, avevano impresso nei loro occhi prima di puntare in mare aperto verso “l'oro rosso”.

Ex-voto di barca corallina con l'inzegno Veliero battente bandiera di Laigueglia

Partivano in una grande flotta, anche di duecento coralline4subito dopo Pasqua. La mattina della partenza le loro madri, mogli e figli si radunavano appunto alle Penne di mattino presto in preghiera e da lì salutavano i loro cari che avrebbero rivisto solo dopo mesi, esattamente per san Matteo. Il viaggio e la pesca erano talmente pericolose che sapevano che purtroppo non tutti sarebbero tornati. Sino ad inizio del 1700 la pesca del corallo si svolgeva predominatamente nel tratto di mare tra capo Mele e l'isola Gallinaria5, solo con l'esaurimento del banco di corallo autoctono ci si spostò verso l'isola della Corsica che ad allora faceva sempre parte della Repubblica di Genova.

L'unica curiosità della facciata lato monte è data dalla chiusura delle 4 piccole finestre poste in alto, sempre a causa dei sopraddetti motivi statici dell'edificio.

Sacrestia, ex-voto con Madonnina Controfacciata con “orchestra”

L'interno è in classico barocco ligure. Nel presbiterio si trova un altare di marmo, la scritta sottostante la statua della Madonna, (copia fedele6dell'originale donata dalla popolazione Laiguegliese durante gli importanti lavori di restauro degli anni '907), "Salvaci o Maria" è stata scritta al termine della II Guerra Mondiale.

Ai suoi lati due nicchie dove si trovano santa Rita da Cascia e il Sacro Cuore. Le pareti presentano paraste ornate di capitelli, nelle quali sono inseriti motivi barocchi dalla linea movimentata, ripresi dai calchi della Chiesa Parrocchiale di San Matteo anche questi aggiunti nel primo dopoguerra. Sotto la volta a botte lunettata corre un lineare cornicione, al di sopra del quale si aprivano un tempo nove finestre (oggi cinque sono chiuse), che inondavano di luce l'interno.

Altare addobbato per la festa del 5 agosto di inizio '900

La finestra centrale divenuta dopo la costruzione ed annessione del locale adibito poi a Sacrestia una finestra con apertura appunto all'interno della Chiesa, ospita ora la vetrata artistica a mosaico della pittrice Erica Rosson dove è raffigurato un angelo che abbraccia una barca corallina. Ai suoi piedi un ramoscello di corallo rosso.

Dopo la grande guerra fu aggiunta una "chiave" disostegno a "serrare" le pareti visto il pericolo di pericolose aperture, causate soprattutto dalle esplosioni fatte da mine tedesche il 25 aprile 1945, quando per coprirsi la ritirata i soldati fecero saltare la strada sottostante. Fu con grande sollievo di tutti i laiguegliesi radunatosi sul molo che al diramarsi dell'immensa nuvola di polvere, videro che il loro santuario tanto caro aveva superato anche questa prova.

Il pavimento è quello caratteristico delle chiese e Oratori di Liguria, dove trova armonia il marmo bianco e l'ardesia. Una scaletta a sinistra dell'entrata sale alla profonda orchestra, che seppure aggiunta in epoca successiva, presentava il parapetto adorno di stucchi, ora non più in luogo.

Alla sinistra dell'Altare, dove a suoi piedi ritroviamo a vista lo sperone di roccia su cui è edificato il santuario, volutamente lasciato a vista e non inglobato nel pavimento, si apre una porta che conduce al locale Sacrestia.

Qui a fianco della porta esterna, troviamo una nicchia con Statua della Madonna con sotto il “lavabo” dove il celebrante usava lavare le mani prima di officiare le funzioni. L'acqua finiva nella grossa sottostante cisterna8, che ripercorre il perimetro della stanza. L'acqua piovana infatti veniva raccolta dal tetto tramite grondaia e ivi convogliata. Ora le pareti sono adorne di numerosi ex-voto.

Dalla scala si passa al piano superiore, dove unitamente ad una vista mozzafiato che spazia dalla Corsica, alle isole toscane a tutto l'arco ligure, troviamo l'originale "fugò" (fuoco, moderno fornello) dove i soldati napoleonici cucinavano. Il locale era allo stesso tempo cucina e ricovero per la notte.

L'interno della Chiesa presenta pitture policrome a pastelli tenui, che ritroviamo sia a San Matteo che alla Chiesetta di Colla Micheri. Le pareti non presentano quadri, ma una miriade di ex-voto marinareschi, navi di tutti i tipi e foggia, dall'originale barca corallina, a navi da carico laiguegliesi, al modellino del piroscafo Ravenna, silurato nella prima guerra mondiale e affondato a due chilometri dalla punta di Capo Mele, ad un grande veliero battente la bandiera con l'aquila laiguegliese del XIX secolo.

L'altare in marmo è sovrastato dalla nicchia dove si trova la statua in marmo bianco di Carrara della Madonna delle Penne, ai suoi due lati le nicchie con le statue di santa Rita da Cascia e del Sacro Cuore.

Cammino all'alba verso le “Penne”

Abbiamo accennato prima alla Sacrestia, essa fu costruita o meglio ampliata così come la vediamo noi nel 1799 per ordine dei francesi. Laigueglia, come tutta la Liguria era sottomessa all'egemonia dell'Impero napoleonico. In vista della costruzione della nuova strada costiera (l'attuale via Aurelia) i francesi volevano un posto di controllo e quale migliore posizione strategica che la chiesa delle Penne. Fu così che si addossarono all'edificio religioso per costruire una batteria di difesa detta della “Muerte”, ritorna una parola in spagnolo, dove alloggiavano un manipolo di soldati dotati di un piccolo cannone.

Fu così che sotto la direzione dell'arch. Bagutti di Lugano, che aveva lavorato assieme al padre ai lavori importanti di ristrutturazione di san Matteo, con il concorso obbligatorio di tutti gli uomini validi di Laigueglia procedettero alla costruzione dei locali, che con l'annessione di Laigueglia al Regno di Sardegna diverrà la sacrestia della chiesa9.

Prima avremo però diversi episodi di cannoneggiamento con bastimenti nemici inglesi che doppiavano il Capo Mele, fortunatamente senza subire danni. Apprendiamo dal libro cassa di quegli anni che durante i tempi di pace quei pochi soldati si annoiassero e bastava, a causa di una settimana ininterrotta di piogge, lasciare la batteria per rifornirsi di cibo10per i compagni per venir processati per diserzione.

Ricorda anche il Parroco di allora del grande scandalo suscitato da quei soldati, che furono sorpresi dall'arrivo presso il santuario di una processione alla quale aveva preso parte oltre a tutto il numeroso clero la popolazione, annoiati dal stare in un posto si così ameno, ma solitario si erano appartati con prostitute. Vivo lo scandalo e sdegno generale, il parroco si affrettò a riconsacrare la chiesa ed a esacrare quei giovani militari.

Anticamente la festa della Madonna delle Penne veniva preceduta da una novena di S.Messe in preparazione della festa tradizionalmente sempre avvenuta il 5 di agosto. Alla vigilia venivano riportati al Santuario tutti gli ex-voto, paramenti e oggetti liturgici, quindi una o due persone venivano incaricate di passare la notte lì a sorvegliare il tutto.

Al mattino presto ci si recava in Processione, quindi la Messa solenne con presenza di chierici e predicatore. I massari facevano suonare il campanone di san Matteo, si preoccupavano di riordinare il sentiero alle Penne, della pulizia ed addobbo della Chiesa. Finita la funzione, la colazione “catalana”11per tutti i fedeli convenuti. Si terminava la giornata di festa con lo sparo dei “mascoli”, antichi e primordiali fuochi d'artificio.



Altre appuntamento fisso dell'anno era alla quinta domenica di Quaresima, domenica detta “dei Canestrelli” dove i Confratelli si recavano in processione al mattino presto con l'antico Crocifisso12. Altre funzioni non avevano cadenza fisse, ma a seconda delle richieste della popolazione. Le uniche entrate finanziarie del Santuario erano le elemosine raccolte durante la novena e la festa del 5 agosto. Inoltre sempre per la festa i Massari curavano una raccolta di offerte per il paese, alle quali si aggiungevano quelle trovate presso le cassette dell'elemosina vicino alle finestre della chiesa. Inoltre sino a fine '800 vi era una rendita annuale derivata dalla vendita di olio d'oliva13, e continuava la vendita dei “rottami” di cera che rendevano una piccola cifra. Le spese erano sempre inferiori alle entrate e il “bilancio” quindi sempre attivo anche se purtroppo erano frequenti le irruzioni di ladri.

Dal libro cassa si notano le frequenti spese per riparare il portone danneggiato da ladri, per questo che dopo la festa del 5 agosto si riportavano tutti gli arredi sacri nuovamente a Laigueglia. Altro problema annoso era causato dalle frequenti frane, dal rifacimento dei muri di sostegno e dal scoperchiamento del tetto a cui si sopperirà rifacendolo nel 1846 e in tempi poi più recenti.

Il Santuario delle Penne in un'insolita veduta invernale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le “Penne” ai giorni nostri.

 

E’ un pomeriggio caldo ed assolato del 5 agosto 1997, oggi è la festa della Madonna delle Penne. Ormai da una dozzina d’anni non si celebrano più funzioni presso la chiesa a Capo Mele, sostituita da una s. messa al Carmine in onore della Madonna.

Il sagrato della chiesa è ora inghiottito dalla vorace vegetazione di capo mele che se n’è impossessato. L’ululato del vento a folate si rincorre tra le sue mura, ferite dalle crepe e dall’incuria dell'uomo, ma la vegetazione quasi la protegge, e allo stesso tempo la soffoca in un abbraccio.

L’interno è in penombra, un raggio di sole squarcia il buio in cui è immersa, sembra un raggio di speranza, ma non dovrebbe entrare il sole, già qui il tetto è crollato.



Le “Penne” prima dei provvidenziali lavori di restauro e conservazione.

Due cipressi fanno da guardia d’onore all’affresco quasi scomparso alla vista, solo i grandi occhi della Madonna fissano il visitatore..non ci si sente più soli…sembra di risentire le antiche preghiere che moltitudini di Laiguegliesi facevano prima di partire per il mare e che le mogli trepidanti affidavano alla Madonna perchè avesse cura dei loro uomini, per mare, in mare a sfidare l’ignoto.

No, non è un sogno, veramente la chiesa è nuovamente stracolma, si canta il Te-deum di ringraziamento, sono tutti arrivati a piedi all’alba, partendo dalla chiesa parrocchiale con una piccola statua in marmo, copia fedele della statua catalana della Madonna dai grandi occhi. La chiesa risplende nuovamente nei suoi colori tenui pastello, addobbata con semplici fiori campestri; il suono della nuova campana richiama all’attenzione tutti i fedeli, il sagrato sembra una prua di una nave pronta a salpare, lo sguardo indugia da Laigueglia placida adagiata in riva al mare, all’isola Gallinaria all’orizzonte…è il 5 agosto 1998…la rinascita delle Penne.

Fotografia laigueglia golfo

Ai nostri giorni viene ancora festeggiata sempre con maggior partecipazione di popolo la ricorrenza mariana della Madonna delle Penne il 5 di agosto. Ripristinata la precessione mattutina all'alba, dopo la s.messa la tradizionale colazione offerta a tutti i convenuti. Al pomeriggio nuova Messa ascoltabile anche dalle barche in mare antistante il promontorio, dove un'unità della Marina Militare italiana getta in mare una corona in memoria di tutti i marinai e pescatori deceduti. Gli altri rappresentanti delle forze d'ordine e politiche cittadine rendono il loro omaggio alla Madonna delle Penne presso il suo Santuario. La benedizione solenne della corona e di tutti i presenti chiude la giornata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

Bibliografia:

 

Archivio Parrocchiale di Laigueglia presso Archivio Curia Vescovile di Albenga: “Libro cassa dell'Oratorio di N.S.delle Penne 1842-1905”

A.Maglione: Vent’anni di Storia del paese di Laigueglia

S.Badarò: Memorie su Laigueglia per un povero derelitto vecchio dello stesso paese – Laigueglia 1875

A.Celant Marino: Laigueglia, due secoli di vita cittadina (1603-1808)

L.Calzamiglia:

Le fotografie storiche di Giuseppe Schivo,

 

1Esattamente: MADO DE PENE V.S.D.F.C.L. frateli

2I primi catalani giunsero già a Laigueglia sul finire del 1200, grazie ai contatti sempre mantenuti con il monastero benedettino dell'isola Gallinaria. Essi avevano delle proprietà e chiese in Catalogna, tra cui nella città di San Feliu de Guixol da cui vennero molti emigranti nella nostra baia.

3Le falde di Capo Mele sono molto friabili ed instabili, data la sua composizione stratografica.

4Barche a vela latina, composte da 7 uomini d'equipaggio. Nell'Oratorio di s.Maria Maddalena si trova un bello e noto ex-voto che testimonia la partenza di centinaia di coralline per la pesca di corallo.

5Questo era il posto più redditizio per la pesca del corallo, chiamato “scoglio delle vedove” perché molti marinai vi erano periti, infatti tra i superstiti di una furiosa tempesta (siamo nel 1720 e nel naufragio di 30 barche coralline di Laigueglia ed Alassio, periranno 200 valorosi marinai) vi fu il patto di svelare mai il luogo della disgrazia (era appunto anche il più ricco di corallo), ma uno di questi marinai fatto ubriacare da ingordi falsi amici, lo svelò intonando la seguente cantilena che si è tramandata oralmente fino ai nostri giorni:" A salutte de sto gotto dau cavo de fen per l’isorotto e perché t’intendi ben l’isorotto pe’ u cavo de fen” (Alla salute di questo bicchiere, il Capo per l'Isola e a ciò che tu intenda bene l'Isola per il Capo), la leggenda ci ricorda anche che l'ingenuo marinaio morì tra atroci sofferenze per una piaga al ginocchio, nell'indifferenza dei suoi concittadini.

6Realizzata da un artigiano toscano in puro marmo bianco di Carrara su disegno tridimensionale ricavato da fotografia della statua originale. Le offerte superarono la cifra richiesta, con il resto si dotò nuovamente la chiesa di un'acquasantiera, visto che anche questa era stata rubata.

7La chiesa rimase chiusa per una ventina d'anni a cavallo degli anni 80'-90' del secolo scorso a causa di un imponente movimento franoso che aveva interessato il sagrato e minato la sua stabilità. La festa del 5 agosto si svolgeva presso l'oratorio del Carmine e fu solo nel 1997 che su iniziativa di un gruppo di volontari laiguegliesi, i quali aumentavano di domenica in domenica, con il concorso di molti e generose offerte fu avviato il recupero del Santuario con la promessa che l'anno successivo la festa sarebbe ritornata a casa sua nella chiesa di capo Mele, cosa che avvenne all'alba del 5 agosto 1998. La statua della Madonna delle Penne fu portata in processione dalla chiesa di san Matteo alla sua dimora storica su Capo Mele con il ritorno delle funzioni liturgiche.

8 Così detta la stanza sotterranea dove veniva raccolta l'acqua piovana, poi usata per motivi sanitari.

9Il Maglione ci testimonia che presero parte alla sua costruzione tutti gli uomini del paese in età dai 17 ai 50 atti ai lavori manuali. Pur se obbligati vennero pagati dall'amministrazione francese. Gli uomini si radunavano ogni mattina, anche festiva, all'alba al rullo del tamburo, presso piazza Fiorini (ora Piazza della Libertà), quindi naturalmente a piedi si avviavano per la strada della Madonna delle Penne.

10Questo diede il via anche ad una lite con la confinante Andora, il cui quartiere di Laigueglia si era da pochi anni staccato facendo un comune indipendente. Al momento di provvedere al mantenimento delle truppe presso la Sacrestia delle Penne, i laiguegliesi affermavano che quest'ultima si ritrovava già nel comune di Andora, a loro volta gli andoriani ribattevano che allora anche la chiesa doveva ricadere sotto la loro giurisdizione, facendo infuriare i laiguegliesi. Fu facile per l'amministrazione francese far dividere le spese a metà tra i due comuni.

11A base di caffè e focaccia.

12Questo dopo che cadde in disuso l'Oratorio di san Antonio Abate su Capo Mele nel XIX secolo. La prima processione penitenziale detta dei “canestrelli” che andò alle Penne invece che all'Oratorio di san Antonio si svolse nel 1852 e la tradizione continuò sino al primo dopo guerra. Poi negli anni '50 del secolo scorso i Confratelli si diressero verso l'oratorio della Concezione come al dì d'oggi.

13Probabilmente qualche fedele aveva lasciato al Santuario delle fasce di terreno coltivate ad olive.